“Storia e lavorazione della seta”
Articolo scritto dal Dr. Diego Masciadri, Direttore del Museo della Seta – Como
Storia e lavorazione della seta
Il Baco da Seta (bombix mori) è un utile insetto che attraverso i secoli ha imparato non solo a convivere con l’uomo, ma anche ad adattarsi al suo volere e alle sue mutevoli esigenze, forse unico esempio di insetto completamente addomesticato.
E’ difficile stabilire l’esatta epoca storica dell’inizio dell’allevamento coordinato del baco da seta. Quasi sicuramente iniziò in Cina tra il 2500 e il 3000 a.C., anche se alcuni attribuirebbero questa origine all’India nel 600 a.C.
I Cinesi mantennero per migliaia di anni il segreto della produzione del filo serico, vendendone i prodotti a carissimo prezzo. Solo verso l’anno 1000 o 1100 d. C., tramite gli Arabi e un principe normanno, Ruggero II°, la seta si diffuse anche nei paesi del Mediterraneo quindi in Sicilia, raggiungendo momenti di grande fulgore. Per quanto riguarda l’Italia, la lavorazione della seta si è estesa dalla Sicilia a diverse altre regioni, anche se dalla metà del 1800 l’allevamento ha interessato maggiormente quelle del Centro-Nord.
Dall’attività agricola dell’allevamento e della produzione dei bozzoli trassero origine e si svilupparono molte altre attività collegate: la produzione del seme-bachi (le uova della farfalla), l’industria della filatura, della torcitura, della tessitura, della tintura e infine quella della stampa e del fissaggio dei tessuti.
Si determinò in tal modo, con i diversi cicli di lavoro, una partecipazione operativa di varie centinaia di migliaia di persone.
L’allevamento del baco da seta e la filatura dei bozzoli sono oggi quasi cessati in Italia. Come materia prima, la seta viene importata in gran parte della Cina e dal Sud America. Sono rimaste attive su ottimi livelli sia qualitativi che quantitativi le lavorazioni di tessitura, tintura, stampa, che rappresentano tuttora un fondamentale riferimento per tutto il mondo.
La lavorazione della seta: dal filato al prodotto finito
La seta viene importata dalla Cina e, in quantità minime, da altri paesi. Può essere importata come filo greggio in matassa, più raramente già roccato, o già tessuta in articoli lisci (twill, raso, crepe de chine), operati o jacquard.
I tessuti di seta d’importazione provenienti dalla Cina giungono in Italia già trattati con un procedimento di sgommanura o purga (boiled-off) che elimina il 25% di sericina e quindi di peso, con evidente risparmio nelle spese di trasporto. Queste pezze sovente vengono ripurgate in Italia, in modo da eliminare eventuali residui presenti sul tessuto.
La seta, importata in filo o in matassa, viene inviata in TORCITURA, dove subisce una serie di lavorazioni di stracannatura, di torsione di binatura e di roccatura su rocche forate destinate alla tintura. Naturalmente, per ogni articolo prodotto in tessitura, esistono lavorazioni particolari. Il filo di seta, dopo essere stato lavorato e preparato in torcitura viene utilizzato in due principali canali di trasformazione in tessuto.
TINTO IN FILO: ovvero in rocca o matassa e poi tessuto per realizzare manufatti lisci jacquard, rigati, scozzesi ecc., sia per cravatteria, sia per abbigliamento o arredamento. Per realizzare tessuti tinti in filo, jacquard od operati, si parte da uno schizzo o disegno realizzato dall’artista, che viene trasformato dal tecnico in ”messa in carta”, a sua volta trasformata in cartoni forati che, letti da una macchina apposita, comandano l’alzamento o l’abbassamento dei fili mossi dalla macchina jacquard. Quest’ultimo procedimento viene ormai quasi interamente svolto tramite computer che, leggendo il disegno su dischetto, gestisce direttamente le macchine. Anche con questo sistema si possono creare disegni esclusivi e personalizzati, inserendo nel motivo il nome dell’esclusivista.
La personalizzazione della cravatta viene ottenuta anche applicando apposite etichette sul retro della stessa. Può essere utilizzato GREGGIO e poi tessuto in vari articoli (sia lisci che jacquard) destinati alla stampa e alla tintura.
Il tessuto greggio realizzato in diverse armature o disegni, per essere preparato alla tintura o alla stampa, deve essere sottoposto a una prima operazione di sgommatura (purga). Viene immerso in un bagno d’acqua e sapone, sia in macchine in linea continua, sia in macchine a stella. Con questo procedimento, il tessuto perde circa il 25% in peso, a causa della completa eliminazione della sericina. La seta a questo punto, è pronta per le operazioni successive di tintura, stampa e finissaggio.
TINTURA: dopo aver subito il trattamento di sgommatura o purga il tessuto di seta viene tinto con una serie di diversi macchinali scelti secondo il tipo d’articolo e del suo peso.
La tintura viene eseguita in acqua riscaldata e unita a coloranti, secondo le solidità richieste e le eventuali successive lavorazioni, alle quali sarà sottoposto il tessuto. Terminati tintura ed asciugamento, si può eseguire il FINISSAGGIO, una sola spianatura, se il tessuto o destinato alla Stampa o un’apparecchiatura per conferire al tessuto “mano” e aspetto definitivo per la vendita.
DISEGNO, F0NCISIONE E STAMPA: operazione complessa che parte dalla scelta del disegno. o meglio dei disegni, che formano la futura collezione. I disegni vengono o realizzati all’interno dell’azienda, o acquistati da professionisti esterni. Vengono poi consegnati al FOTOINCISORE e, a volte con la collaborazione dello stampatore vengono “letti”, ovvero suddivisi nei colori che li compongono, quanti sono i colori, tanti sono i quadri necessari per la stampa.
La selezione dei colori da incidere è interpretata dal fotoincisore e dal suo lucidista, secondo un particolare linguaggio espressivo che permette di mantenere sul tessuto lo stesso effetto pensato sul disegno originale. Se un disegno è composto da 6 o da 12 colori, il lucidista eseguirà 6 o 12 lucidi, ognuno dei quali riporterà solo la parte del disegno che contiene quel colore. Vengono poi preparati i quadri di stampa, cornici di ferro, sulle quali viene steso e incollato uno speciale tessuto detto “buratto”. La sua particolarità è quella che, pur essendo molto fitto, deve lasciar passare la “pasta di stampa”. Il quadro, cosi completato, viene “spalmato” con un composto gelatinoso fotosensibile (simile a quello usato sulle pellicole fotografiche) il quale, asciugato, diventa pronto per la fotoincisione. Il primo lucido viene steso sul buratto gelatinizzalo e sottoposto, per un determinalo periodo, a una fortissima luce prodotta da un’apposita lampada.
La gelatina che è stata illuminata diviene insolubile, mentre quella protetta dall’inchiostro opaco si scoglie in acqua. Dopo il lavaggio, sul quadro appare quindi il disegno richiesto. Più sono i colori, più sono i quadri. Si può partire da un disegno a un colore (es. pois nero su fondo bianco) fino ad arrivare, eccezionalmente, a 38-40 colori. In media si producono da 6 a 12 colori per disegno. Ogni quadro, prima della consegna alla stamperia, viene provato e controllato in Fotoincisione con un piccolo tavolo da stampa, Il disegno completo viene stampato su un apposito cartone: la CARTA PROVA. Un notevole aiuto per la realizzazione dei lucidi viene dato dai sistemi computerizzati CAD, che possono arrivare, se dotati d’apposito programma e macchinario, alla diretta incisione dei quadri da stampa. La seta si può STAMPARE anche in macchina rotativa o a CILINDRO. In genere si usa questo Sistema di stampa per quantitativi medio-alti per disegno e variante, con rapporti di disegno limitati, dalla circonferenza del cilindro, il sistema d’incisione è simile a quello descritto per i quadri e, anche in questo caso, a ogni colore corrisponde un cilindro.
STAMPA: dopo la preparazione delle paste da stampa miscelate (con un complesso e delicatissimo procedimento) nei colori disposti dallo stilista, si decide, secondo il tipo e quantitativo di tessuto e delle caratteristiche e difficoltà del disegno, quale macchine utilizzare per la stampa.
La STAMPA A MANO tradizionale è quasi scomparsa.. Lo stampatore, coadiuvato da un compagno, operava manualmente, dopo aver appoggiato il quadro sul tessuto, spalmando con una spatola il colore contenuto all’interno della cornice. Questa operazione veniva ripetuta per tutta la lunghezza del tavolo (40 mt. circa) a ogni posa del quadro (che misurava 90 cm. circa). E’ opportuno ricordare che l’operazione andava ripetuta per ogni colore. Questo processo è oggi svolto tramite l’utilizzo di macchine pneumatiche a comando computerizzato (carrelli o tavoli rotanti). Quando i quantitativi da stampare per disegno (mt. 1200 – 2000) e par variante (mt. 300 -500) sono importanti e lo stesso ha particolari caratteristiche, si usa la “manomacchina”.
Con questo sistema si stampano contemporaneamente tutti i colori del disegno, il numero massimo dei colori stampabili varia a secondo del tipo di macchina per arrivare ad un massimo di circa 20-24 colori. Indipendentemente dal sistema di stampa, il tessuto deve poi essere necessariamente asciugato e vaporizzato per fissare il colorante alla fibra. Con un energico lavaggio finale viene definitivamente eliminata la parte addensante e ogni traccia di colore non fissata dal vaporizzaggio.
Dopo l’asciugamento, il tessuto potrà essere stirato e ricevere la “mano” finale con il FINISSAGGIO, eseguito generalmente con rameuse. Solo dopo aver subito tutta questa serie di lavorazioni (sopra descritte in modo estremamente sintetico) i tessuti, dopo aver subito un piccolo controllo qualitativo, potranno diventare abiti, cravatte, foulard e quant’altro la fantasia dell’uomo possa inventare per vestire, svestire, adornare o ricoprire.
Autore:
Dr. Diego Masciadri – Direttore del Museo Didattico della seta – Como